L’ANATRA ALL’ARANCIA
dal testo The Secretary Bird di William Douglas Home
versione francese di Marc Gilbert Sauvajon
traduzione di Luca Barbareschi
con Luca Barbareschi, Chiara Noschese,
Gerardo Maffei, Margherita Laterza
e con la partecipazione di Ernesto Mahieux
dramaturgia Nicoletta Robello Bracciforti
regia Luca Barbareschi
produzione Teatro Eliseo
Fondazione Teatro della Toscana
durata 2h e 10 min
L’anatra all’arancia è una bellissima storia universale di un uomo e di una donna e di come il protagonista si inventi un modo per riconquistare la moglie che lo ha tradito e che amava, architettando un piano per dimostrarle che lui è il suo unico amore anche dopo 25 anni – racconta Luca Barbareschi.
Spettacolo cult del teatro comico, titolo emblematico di quella drammaturgia che suscita comicità con classe e attraverso un uso sapiente e sottile della macchina teatrale, la pièce viene proposta in questa stagione in una moderna edizione, impreziosita da un cast di primi nomi: Luca Barbareschi – che firma anche la regia – Chiara Noschese, Ernesto Mahieux, Gerardo Maffei e Margherita Laterza animeranno l’ingranaggio della commedia sostenendo il ritmo e la vorticosa energia dello spettacolo con la precisione di una partitura musicale.
Questa commedia ha una profondità ed un’intelligenza straordinarie – spiega il regista – ha la stessa potenza di ‘Chi ha paura di Virginia Woolf?’ ma, a differenza del testo di Albee, ha una struttura narrativa molto divertente, che aiuta a veicolare concetti profondi con la risata. Ho riadattato la scrittura usando due grandi scienze, la psicologia e l’antropologia, studiando atteggiamenti, movimenti e nevrosi che caratterizzano le nostre abitudini. Ciò che muove il meccanismo di questa storia è l’incomprensione, l’egoismo, non la gelosia. Parliamo di una macchina perfetta, di dialoghi d’autore, in cui si scandaglia l’animo umano e le complesse dinamiche di coppia – prosegue Barbareschi. E aggiunge, l’happy ending arriva benefico dopo due ore di spettacolo durante le quali la psicologia maschile e quella femminile permettono al pubblico di identificarsi con i protagonisti. Una volta riconosciuti i propri errori e quelli del partner, Gilberto e Lisa affermano ‘noi due non sarà mai perfetto lo sai, ma sarà noi due’. La commedia, scritta nei primi anni Settanta, è opera dello scozzese Williams Douglas Home, poi adattata dal celebre autore teatrale francese Marc Gilbert Sauvajon. Del 1973 è un’edizione rimasta storica, diretta e interpretata da Alberto Lionello al cui fianco recitava Valeria Valeri. Celebre è anche la versione cinematografica che vantava l’interpretazione di Ugo Tognazzi e Monica Vitti, nei panni della coppia protagonista con la regia di Luciano Salce. Non ho voluto rifarmi ai vecchi modelli ma sicuramente mi ritrovo negli straordinari artisti che prima di me hanno affrontato questi ruoli, per tempi comici e per il sottile cinismo. Sono felice di mantenere la tradizione riprendendo un modello che è diventato un cult. Del resto la comicità è una medicina meravigliosa per elaborare il “dolore”.
Data | Ore | Città | Teatro | Biglietti |
08/12/2017 | 19:00 | Potenza | Teatro don Bosco | Biglietti |
DALLA RASSEGNA STAMPA
UNO spettacolo che è esempio di ciò che un teatro pubblico deve programmare: una macchina perfetta, regolata da una sapiente regia, una compagnia di attori che funziona come una sinfonia, un testo divertente che sa raccontare le contraddizioni che ognuno affronta quotidianamente.
Luca Barbareschi è un marito che alterna glamour a debolezze, vanità a senso dell’humour. Da Oscar Wilde ha rubato la grandezza della bugia e per continuare a piacere ha un grande limite: si piace troppo. La sua è una prova di gran classe: sia quando si annebbia nei wihskini, sia quando corteggia la segretaria: una brava Margerita Laterza, vera bomba sexy capace di far barcollare la fedeltà di qualsiasi marito. Chiara Noschese è perfetta nel disegnare una moglie giunta all’esasperazione, ma che ha ancora fantasia e sensibilità per poter amare. Bene Gianluca Gobbi che è davvero efficace nel disegnare un uomo che assomiglia ad uno dei tanti arricchiti di oggi. Ottimo anche Ernesto Mahieux, attore di lungo corso. Applausi scroscianti.
Roberto Incerti – Repubblica Firenze
È un piacere raro il trovarsi ad assistere a L’Anatra all’arancia, commedia leggera e priva di superficialità, per niente volgare, colma di battute di spirito intelligenti e raffinate. Sollecita, risvegliandolo qualora si fosse assopito, il senso dell’umorismo dello spettatore, facendolo uscire da teatro con un sorriso interiore che dura nel tempo. Grande merito va sicuramente alla traduzione di Luca Barbareschi, che ne firma anche la regia …già di per sé molto potente, è stato infatti “aggiornato” con riferimenti e battute esilaranti legati al nostro tempo senza snaturarne in alcun modo lo spirito originario ma, al contrario, aggiungendone ulteriore tono grazie ad un approfondimento della dimensione psicologica dei personaggi e conferendo un ritmo serrato che tiene viva l’attenzione dall’inizio alla fine.
Paola Pini - Corriere dello Spettacolo
Non si smette mai di ridere con L’anatra all’arancia … è Luca Barbareschi ad adattare e dirigere il testo di Home e Sauvajon… lo incarna con tempi comici perfetti. Al suo fianco c’è la bipolare e sognatrice Lisa, una convincente Chiara Noschese
Gherardo Vitalia Rosati – Corriere Fiorentino
Luca Barbareschi è perfetto nell’incarnare lo spirito un po’ boulevardier di Gilberto, che nonostante il sarcasmo rasenta una malinconia che affoga nell’alcol. Protagonista accanto a lui una strepitosa Chiara Noschese, l’allegra, rumorosa, divertente e nevrotica Lisa. Insieme sono una coppia perfetta perché lui è riuscito a cogliere la diversità tra lei e le altre attrici: non è una vamp, ha la battuta pronta e conquista il pubblico con una vena comica irresistibile. Divertente e molto convincente il Volodia interpretato da Gianluca Gobbi come la stupenda fighissima e autoironica Chanel ben resa da Margherita Laterza.
Titti Foti – La Nazione
L'anatra all'arancia secondo Barbareschi. Per le feste nuova produzione scoppiettante all'Eliseo
Ridere, divertirsi, ma con una punta di amarezza e sarcasmo, visti i tempi, più un segno di speranza e normalità è quel che ci propone per le feste, fino all'8 gennaio, il nuovo allestimento dell'Anatra all'arancia firmato e interpretato da Luca Barbareschi all'Eliseo. In un'elegante scena astratta di Tommaso Ferraresi, vuota e aperta sul fondo, in cui le tre porte e una grande finestra sono solo cornici vuote cui si aggiungono arredi essenziali, poltrone, un divano e un carrello di liquori, si svolge l'eterno duello amoroso di una vecchia coppia che si trova a fare i conti col tempo che passa e deve riuscire a rinnovarsi o accettare la fine di un lunga vita assieme.
ANSA
E da questo quadrilatero amoroso nascono cento contrattempi spassosi. Lui è Barbareschi, nei panni di un marito colto, sorridente, ma determinato a riprendersi quella che è da 25 anni sua moglie. Lei - una bravissima Chiara Noschese - è la signora stanca della routine coniugale, in cerca di un altro che si materializza nella figura di un sorprendente principe russo trasferito in Lucania: un personaggio buffo e di pura invenzione, al quale Gianluca Gobbi presta il suo fisico appesantito, ma simpatico.
C'è poi L'Altra, che è una bruna mozzafiato, che fa ridere come parla e ancora più quando sta zitta, interpretata dalla giovane Margherita Laterza, che è una promettente campionissima della comicità. Infine lo stesso Barbareschi, che assicura una regia con una recitazione fin troppo al galoppo, come se i quattro protagonisti (c'è anche un cameriere che è Ernesto Mahieuv) dovessero chiudere in fretta la serata.
Raccontare tutti gli incontri, gli scontri, gli inciampi della ragione e i fuochi d'artificio di questo testo pirotecnico sarebbe superfluo e troppo complicato. Basti dire che lo spettatore non tornerà a casa deluso
Huffingtonpost.It
Uno spettacolo piacevole e raffinato dai giusti tempi comici, mai eccessivo.
Accreditati.com
Barbareschi spinge il suo personaggio a una sorta di impressionante capacità di inventare a velocità del suono ogni spunto che possa sostenere il fuoco di fila delle battute che spedisce a una Chiara Noschese che della sua Lisa fa una signora “bene” d’improvviso trascinata a una passione incomprensibile quanto sollecitata da influssi televisivi.
Critica Teatrale